Una giornata come le altre.

 

Sono in auto in coda e guardo dentro i finestrini delle auto, scruto nei piccoli mondi altrui dove la gente canta, si pettina, parla e si scaccola incurante dell’universo; mi concedo un caffè e sento il ticchiolare dei granelli di zucchero di canna rimbalzare casualmente sul piatto di ceramica della mia tazzina; parlo e vedo genti muovere la bocca e produrre parole afone, ne apprezzo le contrazioni muscolari facciali; nella toilette le crudeli ragnatele sembrano tanti piccoli acchiappasogni pellerossa; in ufficio sento i colleghi il premere dei tasti ed è come il martellare di un tante micrograncasse TLICKE TLICKE TLICKE TICKLE TICKLE TICKLE TICKLE respiri, sussurri, peli, laniccio, legno finto, linoleum, cornette del telefono che sanno di saliva e plastica, post-it dagl’angoli divelti, appuntatrici e voci, cazzo, un milione di voci stridule, starnazzano in cerca del loro posto al sole.. sto impazzendo e non so come fare per comunicarlo. Comunicarlo. Comuni Carlo? Cazzo. Aiuto.

 

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10 commenti

  1. Si,è vero..è così.
    Tic tac,tic tac.Le scarpe sul pavimento.
    La fotocopiatrice che produce h fotocopie in x minuti.
    Il telefono,drin drin drin drin.
    Il tastiericcio sui tasti del computer (cicicicicici).

    E’ la fine del mondo.

  2. …ecco esci vai in un posto lontano da tutto e tutti [in una collinetta isolata..chenesò..dove non c’è nessuno]…lì un urlo ci sta bene.. è più liberatorio che farlo in macchina.. [come ho visto fare diverse volte =_=’]

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