Io non capisco che cazzo c’ho ancora da ridere. Proprio non capisco. Mica mi sono bastate le cagate che ho dovuto ingoiare, le conclusioni che ho tratto, gli insegnamento che ho disatteso, le disillusioni che ho svelato, i dolori ingiusti e l’effetto degli sbagli. Si vede che non sono ancora contento. Dai più, dai ancora. E checcazzo cosa mai avrò fatto per tutto questo? Ma non era tuttungigantesco gioco Maya? Non era un Velo di Illusioni? Ma che ho ancora da ridere? Un giorno magari ci ritroveremo tutti sotto un leggero crepuscolo durante una brezza tenera e ci riconosceremo piangendo, abbracciandoci e ridendo della veridicità del Gioco, della serietà delle nostre passate espressioni. Ci verranno incontro le persone amate che se ne sono andate soffermandosi davanti a noi un attimo sfoggiando un sorriso beffardo di chi in verità non se n’era mai andato “Piccolo ma quel pensiero rivolto a me pensavi fosse tuo?”. Si riuniranno i cuori falciati dalle vicissitudini della vita, riesploderanno odori, ricordi e ci toccheremo ancora per sempre potendo dire parole non dette, fare cose non fatte. Tuttò avrà una conclusione chiara e coerente. E io finalmente avrò le ruote e sarò un carretto con un cartello ciclopico in font arabescato corpo 72: “Che stracazzo c’ho avuto da ridere?”
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