Titolo dell’opera
– Autosesso –
Ho creato una scultura virtuale per deliziare i cervelli più sottili, per mondare schifosisimi palati abituati allo scempio della idio-community. Ho plasmato dei pixel grigi evitando accuratamente di usare colori per non dare alcuna connotazione emotiva, rendendo una superficie amorfa compenetrante che vibra all’unisono sopra una granitica base: la società ottusa e quadrata sostiene, suo malgrado, un potentemente autosesso da non confondere necessariamente con la masturbazione e diametralmente opposto all’imperante spersonalizzazione che ci ammorba, è un momento estremamente intimo di ogni essere metabolico simile ad un istante di pace nel miasma quaotidiano. Ho elevato una forma concettuale ripercorrendo i passi con cui Dio nella sua infinita solitudine creò la vita dal nulla, io ho creato un essere pulsante il cui significato resterà intrinseco e nascosto. Se mi posso accostare ad un Dio sono al di là della colpa, al di sopra del bene e del male quindi continuerò imperterrito a farmi le seghe.
tanto Vi dovevo
ennegramma