Arte nell’arte

Perché le famigerate scatolette ripiene di Piero Manzoni sono opere d’arte a dispetto della reale intenzione dell’artista stesso? Il tale in questione credendo di cavalcare l’onda di una moda scatenatasi verso la prima metà degli anni sessanta nella quale tutti si sentirono in dovere di permettersi di petare gridando “all’arte” riempì queste latte spacciandole per arte concettuale. Tutto continua allegramente anche oggi, si creano opere d’arte a posteriori. E col posteriore.
La nostra noncultura ha perso completamente il senso della misura da un bel pezzo minata dalla cronica mancanza di etica in tutte i campi fomentata da una televisione concimata dal desolante nulla (esattamente come la nuvola grigiastra del film La Storia Infinita) e da una miserissima quotidianità che fa male se non assomiglia agli stereotipi che vorrebbero farci ingoiare. La mancanza di etica oggi è tale per cui quasi tutti si domandano cosa non funzioni del nostro mondo come storditi da un miasma simile ad una furiosa gragnola di pugni, sentire “ma com’è possibile?” è cosa normale, meno normale è non capire dove principi la cloaca massima nella quale siamo immersi. Qualcuno ci sta bene in questo fiume di merda e non è importante segnalare chi, basta avere naso fino e un minimo, minimissimo senso della buona creanza.La lenta discesa di valori etici dopo la rivoluzione francese, che ricordiamoci viene ricordata come un momento luminoso macchiato di piccole efferate ghigliottinature invece di essere considerato un momento tremendamente buio perché le persone non sono tutte uguali e fraintendere la dignità con le capacità singole è uno dei più grandi errori dell’inutile storia umana, ha alimentato come malefica brace le recenti nonrivoluzioni, sessantotto compreso: in un mondo dove non c’è bisogno di guadagnarsi con disciplina e sacrificio una posizione, una reputazione o una certezza filosofica i meschini e le merde suggellano la loro esistenza dicendo io ci sono e valgo. Proprio di valghi si tratta, storture dolorose senz’anima, pollicioni come occhi di pernice. Scrivere sui monumenti il proprio nome altro non è che merda, fare il pittore senza aver fatto studi accademici come alcuni medici in pensione fanno è esattamente il riverbero di questo puzzo. Alla fine degli anni ’70 si autodefinivano artisti un po’ tutti, anche mio nonno che pover’uomo sapeva disegnare come io so guidare un elicottero da guerra. Certo non hanno aiutato gli specchi per le allodole come Pablo Picasso che più di un abilissimo pittore era un annusatore di opportunità insieme ad altri simpatici mangiapane a ufo che il mercato americano era come una quarantenne single da scoparsi: grande potenzialità ad un piccolo corteggiamento. Anche se a scuola non lo spiegano esiste una grande differenza anche tra gli stessi artisti classici: Munch non è come Duchamp, Van Gogh non è come Picasso e Egon Schiele non è come Paul Klee. In fondo mangiare non è come stare a guardare nonostante qualcuno tenti di mescolare le carte in tavola.

Il nostro Piero Manzoni, scacazzatore snob, quando inscatolava le sue artistiche feci rendeva un grande favore all’umanità ma non per le ragioni che un abbietto noncritico d’arte lo giustificherebbe oggi bensì perché pagare a peso d’oro una merda è il simbolo esatto di come è diventato il mondo. Incollati alla tv applaudiamo grandi fratelli dove tutti tentano di mettersi in mostra anche dando il peggio di se stessi, ai saggi di danza che paghiamo profumatamente battiamo la mani ai costumi e non alla dedizione dei nostri figli, esultiamo identificandoci al goal di un beota superpagato, non gustiamo i sapori del cibo perché siamo intenti a ricordarci e a parlare di quanto nostra madre ci mettesse più pepe, giudichiamo per bocca d’altri e siamo indifferenti alla vera Arte, fatta di intenso sforzo e concentrazione. Oggi niente è sforzo, tutto viene come viene proprio come i rutti e i peti che hanno tutto il diritto di essere quello che sono ovvero rutti o peti. Niente di quello che facciamo senza disciplina e amore (che parola orrenda meglio sogno e sesso) ci rende dignitosi, ci eleva dai fratelli animali (infatti talvolta ci comportiamo pure peggio) per quello che in realtà siamo.
Grazie a Piero per il suo inutile contributo all’umanità e grazie a quanti oggi non si chiedono perché non esistono i filosofi o i pensatori, le Grandi Anime sono affare dell’India e del Giappone oppure del passato. Da esso prendiamo solo gli aneddoti che ci sono rimasti in bocca dai racconti dei nonni. Il sapore amaro che invece ci lascia la realtà è il sapore della merda per chi non se ne fosse accorto.
E questo rimane a lungo in bocca. Molto a lungo.

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1 commento

  1. Mi sembra che qui tutti parlino in maniera molto superficiale e con un pizzico (e forse anche un un pò di più!)di gelosia. Il bello è che gli artisti che voi tacciate come inutili o dei quali fate discorsi moralisticamente noiosissimi abbiano previsto le vostre pesanti reazioni. Voi inconsapevolmente siete dei loro prodotti, delle loro opere d’arte e non ve ne rendete neanche conto. Lo sberleffo continua e il vostro fastidio pure!! (La gelosia è una brutta bestia.)

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