Alloro Velenoso

– LAUREAnal –

 

Lavorare in un ambiente farcito di laureati è molto interessante poiché mi da la possibilità di aumentare consapevolezza ed esperienza sulle caducità umane. I laureati sono nella stragrande maggioranza dei casi neonati mentali che hanno imparato a nascondersi dietro assiomi imparati sui libri evitando accuratamente qualsiasi responsabilità lavorativa legata alla competenza e/o alla proporzionalità del reddito. Similmente alla confusione che si fa tra evoluzione e specializzazione questi zombi ti guardano dal basso verso l’alto sognando di aver capito tutto ed è molto divertente vederli zigzagare tra la merda. Affondare lentamente. Li vedo presentarsi ai colloqui fiduciosi che il loro titolo di studio in pergamena finta li elevi alle posizioni che pensano di meritare perché sono convinti in cuor loro, come i malati immaginari, di essere un gradino sopra la scala sociale, di essere una merce indispensabilmente elitaria finché una repentina copiosa doccia gelata da "contratto di collaborazione" non ridimensiona quella presunzione da bocche-di-culo-di-piccione. Ma la loro è una patologia ben più grave, ben più profonda: sono identificati in quello che hanno imparato a credere di loro stessi, non si mettono in gioco (se non per finta) e sono autoconvinti di meritare qualcosa di più rispetto agli altri. Qualcosa gli è dovuto per forza, loro sono laureati ‘sti cazzi. Poco importa se non sanno togliersi le tre falangi dall’ano, possiedono un’etichetta riconosciuta e questo giustifica la lor giosa arroganza. Quando subiscono la realtà delle cose (e sono i più fortunati) cadono in depressione lasciandosi travolgere da nevrotici piagnistei cercando di leccare più culi possibile o di arrampicare improbabili scale lavorative ma scivolano giù mostrando il loro lato fancazzista.
Ma non tutte le lauree sono uguali, le peggiori sono quelle che dovrebbero essere le più rarefatte come quelle umanistiche perché niente è peggiore di un presuntuoso che specializza la propria ignoranza nella sfera artistico-filosofica dell’essere umano infatti è storicamente provato che proprio i critici d’arte ad esempio non compresero MAI e per alcun motivo la grandezza degl’artisti a loro contemporanei. In ritardo e quelli già morti comprendevano mica quelli vivi. Grazie al cazzo, così riesce a tutti. Come quelli che danno i numeri al lotto dopo che sono usciti.
Mi piace comunque osservare questo zoo umano tra bertucce, tassi, pavoni e macachi dal culo fucsia.. ci scorgo sempre piacevoli spunti su cui riflettere.. miserabilità e pochezza umana.
Sono ivi giunto alle mie terribili conclusioni: se lo studio sta all’umiltà, se il sapere sta alla consapevolezza, se l’erudizione sta all’intelligenza deduco che i laureati stanno alla conoscenza come i pesci stanno alle ciabatte atzeche.

 

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